L'Impero. La spada dell'imperatore by Anthony Riches

L'Impero. La spada dell'imperatore by Anthony Riches

autore:Anthony Riches [Riches, Anthony]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2018-04-23T21:00:00+00:00


«Allora pare proprio che quello sciocco abbia deciso di entrare nel ludus per dare la caccia a Mortiferum».

Scauro spalancò le braccia scrollando le spalle, impotente di fronte all'espressione torva del suo primipilo. Un messaggero spedito in città subito dopo l'alba, quando Dubnus non si era presentato al raduno quotidiano degli ufficiali alle prime ore del mattino, aveva confermato ciò che il primipilo sospettava già fortemente.

«E al suo posto che cosa avresti fatto tu, di preciso?».

Il primipilo, innervosito, scosse la testa con aria esasperata.

«E tu al suo posto avresti lasciato tua moglie e il tuo bambino a provvedere a loro stessi pensando di essere destinato alla morte? Avresti portato il tuo migliore amico a morire con te in quel maledetto ludus?».

Il tribuno si risedette, osservando il soffitto per un momento.

«Dubito che abbia avuto altra scelta. Tu fra tutti dovresti sapere quanto può essere testardo Dubnus... Dopotutto ti ha sopportato come centurione per diversi anni, no? E in ogni caso, potrebbe essere un po' prematuro dare per certo che quei due non...».

Il rumore di qualcuno che bussava alla porta segnalò l'arrivo di un soldato spedito con un messaggio da Otho, il centurione in servizio. Facendo il saluto nel modo più rapido possibile, attento allo sguardo perennemente critico del centurione anziano, il soldato balzò sull'attenti e trasmise il messaggio farfugliando ansante: «Il centurione ti porge i suoi saluti, signore, e dice che c'è un uomo al cancello principale che vuole vederti, signore! Un uomo dalla città, signore!».

Scauro scoccò un'occhiata a Giulio per assicurarsi che il suo subordinato fosse perplesso quanto lui, poi assentì con un cenno del capo. Il primipilo si alzò in piedi per impartire un ordine al soldato in attesa.

«Benissimo, soldato, chiedi al centurione Otho di accompagnarlo qui, per favore. Puoi andare».

Una volta che il militare ebbe ripetuto il saluto sull'attenti come era suo dovere e fu uscito dalla stanza, Scauro si appoggiò contro lo schienale della sedia con espressione pensierosa, mentre il primipilo attraversò la stanza per guardare fuori dalla finestra.

«Persino più rapido di quanto mi sarei aspettato».

Scauro annuì meditabondo.

«Infatti. Speriamo che sia un buon segno, che dici?».

Fu Otho in persona a introdurre il nuovo arrivato nell'ufficio, un'espressione preoccupata sulla faccia malconcia. Fece il saluto e si ritirò, tenendo fisso sulla nuca dell'uomo uno sguardo ostile che la diceva lunga sulla preoccupazione che si era diffusa nell'accampamento una volta notata l'assenza dei due centurioni. Scauro si alzò dalla sedia con aria grave e fece il giro della scrivania tendendo la mano al nuovo arrivato. Questi era vestito elegantemente con una toga raffinata, gli stivali che brillavano per l'uso frequente della cera e i capelli radi tagliati corti, visibilmente in barba alla moda del momento. Uno schiavo attendeva dietro di lui con l'aria di un uomo abituato a tenere la bocca chiusa e gli occhi e le orecchie aperti, e osservò in rispettoso silenzio il padrone mentre si inchinava a Scauro e parlava in un tono sicuro di sé, che a Giulio diede l'impressione di trovarsi davanti a un uomo avvezzo a ottenere ciò che voleva.



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